Dall’alto della mia esperienza in campo di ricerca di lavoro in questo racconto vi dico tutto ciò che secondo me andrebbe evitato accuratamente.
Qualche giorno fa sono stata chiamata a colloquio dall’ennesima società di selezione (ormai confondo anche i nomi, e-work, star-work, NO-work..boh) che cercava l’assistente per uno studio di architetti che si trova in centro a Milano.
In maniera del tutto eccezionale il direttore di filiale in persona, che ovviamente di solito non fa colloqui, ha voluto vedermi personalmente. Quando è arrivato, con la sua bella mezz’oretta di ritardo, ha esordito dicendo che voleva vedermi perché abbiamo delle amicizie comuni (poi mai svelate, suppongo inesistenti).
Primo punto da evitare: gli amici di amici di amici. Sempre meglio guadagnarsi il proprio posto di lavoro con le proprio forze, piuttosto che aver qualcuno da dover ringraziare per sempre!
Dopodiché è passato a raccontarmi qualche cosa di più dello studio in questione. “Si tratta di uno studio composto da circa una decina di persone” e aggiunge “ma non si preoccupi, i dipendenti sono due o tre, gli altri sono tutti collaboratori..” Ma come non si preoccupi? Cosa significa? Quello che ho imparato da quando lavoro è che più una società è grande e più sono i dipendenti, più vengono rispettati i diritti dei lavoratori, dalle piccole cose (ferie, permessi, straordinari) alle cose più importanti (licenziamenti).
Il dottor F. mi dice di conoscere personalmente l’architetto proprietario dello studio e la moglie, che lavora con lui. Aiutooo! Campanellone d’allarme!!! Subito confermato dalle parole seguenti: “sa lei è una donna un po’ gelosa, ma non deve farci caso..” Questo è il consiglio più prezioso che mi sento di dare a chi cerca lavoro, se poi fa l’assitente di direzione ancora di più: evitate come la peste le società a conduzione familiare in cui moglie e marito lavorano fianco a fianco. La gelosia della moglie, soprattutto se più anziana di voi e meno qualificata (cosa molto frequente) è assicurata. In Lilliput lavorano insieme titolare e consorte. Lei è una donna di 50 anni di quelle che non vogliono accettare che il tempo scorre per tutti. Per questo il suo abbigliamento da ufficio standard è composto da top tigrati stile costume da bagno (la menopausa incalzante fa si che rimanga incessantemente in top anche a novembre, e continui a lamentarsi del caldo allucinante a caloriferi spenti!!), gonnelline trasparenti da cui traspare il perizoma in bell’evidenza e stivali da cowboy (chiedo scusa per l’immagine descritta a chi mi sta leggendo mentre mangia!). Qualsiasi ragazza più giovane, anche se abbigliata in scafandro da palombaro, suscita inevitabilmente le sue ire. Oltre a ciò si aggiungono le frequenti liti coniugali trascinate sul luogo di lavoro nelle quali un’assistente rimane costantemente invischiata.
Ma torniamo allo studio di architetti. Il dottor F. parla del suo amico come di una persona bravissima umanissima e rispettabilissima, peccato però che, parole sue, sul luogo di lavoro si trasformi e diventi un VERO ROMPICOGLIONI! “Le faccio un esempio: quando lei gli porterà il caffè lui di sicuro si irriterà dicendo che è troppo freddo, o troppo caldo, o troppo lungo…lei non si faccia prendere dal panico, semplicemente glielo riporti con un bel sorriso. E qui mi sorge un dubbio…ma quand’è che ho risposto ad un annuncio per lavorare come cameriera??
Sul finale del colloquio scatta la mia domanda di rito: “per quale motivo l’assitente precedente lascia il posto di lavoro (a questa domanda mi sono sentita dare sempre le risposte più fantasiose!)?” ed ecco la risposta più bella: “no no, non è lei che se ne va, sono loro che la cacciano!”
Andiamo bene!!!
Beh se non altro ne hai trovato uno che è stato (ingenuamente) sincero! ;-)
RispondiEliminaNico
sei esilarante...in bocca la lupo...ce la farai Babi
RispondiEliminaPs: ma quando avrai trovato lavoro...che scriviverai?!?!?!?