Comincio col raccontarvi come è possibile che io a 33 anni, con una laurea a pieni voti in lingue e letterature straniere e un’esperienza di anni come assistente di alta direzione mi sia ritrovata senza lavoro per la mia prima volta nella mia vita.
A luglio 2008 ho risposto ad un annuncio come assistente di direzione per una società in forte espansione nel settore del moving e document management. Sono stata selezionata da una delle principali agenzie di selezione che nel giro di pochissimo mi ha fissato l’intervista presso la società in questione.
Il colloquio si è svolto in una sede squallidissima, senza mobili, sporca, praticamente a pezzi, ma mi è stato detto che quella sede era solo provvisoria perché la società era in fase di trasloco e che dal primo giorno di lavoro avrei avuto un ufficio tutto mio nella nuova sede nuovissima e modernissima.
Mi è stata presentata una società con una cinquantina di dipendenti circa, ma in fortissima espansione sia in Italia che nel mercato estero. Il mio ruolo sarebbe stato quello di affiancare il titolare nel passaggio da una società a carattere familiare in una società modernamente strutturata. Con la mia esperienza in società di grosse dimensioni avrei dovuto apportare il mio know how a servizio della ristrutturazione aziendale. Oltre a ciò la mia conoscenza delle lingue sarebbe stata fondamentale per supportare l’espansione all’estero del business.
Il giorno dopo il colloquio mi hanno chiamata dicendomi di avermi scelta fra le tante candidate e chiedendomi di firmare immediatamente un contratto a tempo indeterminato.
Chi non sarebbe stato attratto da una scommessa così interessante? L’idea di avere un ruolo centrale nella ristrutturazione di un’azienda e nella creazione dal nulla di tutti i nuovi dipartimenti (marketing, commerciale, amministrativo) ha allettato il mio ego a tal punto che ho lasciato su due piedi il mio posto di lavoro a tempo indeterminato per lanciarmi in questa nuova avventura.
Così il 18 agosto, rinunciando anche ad una settimana di ferie, ho iniziato la mia via Crucis in Lilliput (nome di fantasia con forte attinenza alla dimensione fisica e morale dei titolari nonché al nome reale dell’azienda).
La sede di lavoro era ancora quella provvisoria, sporca e brutta che per di più si trova ad oltre 30 km da casa mia. In giro i dipendenti si contavano sulle dita di una mano, ma ho pensato che fossero ancora tutti in ferie e non mi sono allarmata. L’atmosfera sembrava particolarmente tesa ma io ero talmente carica del mio entusiasmo da non dar peso alla cosa.
Io purtroppo sono fatta così: inizio ogni cosa, dal lavoro, alle relazioni, alle amicizie, con il massimo della carica e dell’esaltazione e vedo tutto attraverso lenti colorate rosa (“il favoloso mondo di Vale”). Solo dopo qualche tempo inizio a notare le magagne e a rendermi conto della realtà.
In Lilliput mi ci è voluto parecchio per capire che al colloquio mi era stata “venduta” una realtà che non esiste. La sede nuova modernissima e magnifica esiste ma non ottiene l’agibilità per una serie di gabole e rimane un miraggio moooolto lontano. I dipendenti sono meno di 15, arrivano a 50 forse contando le cimici e le altre popolazioni di insetti che condividono la sede di lavoro! Il business non è consolidato nemmeno in Italia, la società non fa che perdere i maggiori clienti e rischia seriamente il fallimento.
E come se tutto ciò non bastasse, a pochi giorni dalla fine del periodo di prova sono stata chiamata nell’ufficio del mio capo che mi ha detto: “la nostra collaborazione finisce qui!”. Giusto il tempo di tornare al mio posto e mi sono sentita dire: “termina e spegni il pc perché la postazione ci serve!!”. Manco fossi una ladra!!!! E la cosa assurda è che questo licenziamento è arrivato dopo continui attestati di stima e complimenti da parte del capo.
Ho scoperto dopo che questa era la prassi in Lilliput, assumere persone a tempo indeterminato, carpirne il know how e lasciarle a casa ancora in prova. E’ successo così anche alle 5 assistenti passate di li prima di me…e pensare che quando al colloquio ho chiesto come mai se n’era andata l’assistente precedente mi è stato risposto che non c’era mai stata un’assistente prima! Assurdo!!!
Ora io mi ritrovo senza lavoro per ingenuità, senza dubbio, ma anche per disonestà da parte di chi mi ha assunto. Quello che mi sento di consigliare a chi sta cercando lavoro come me è di tenere gli occhi ben aperti durante il colloquio. Fare più domande possibili e richiedere la documentazione che prova quello che ci stanno vendendo. Il colloquio è un vetrina durante la quale sia noi che l’azienda ci mostriamo al meglio, ma ciò non significa che sia lecito barare, da nessuna delle due parti!
Ok, qui concludo con la parte lunga, noiosa e triste! D'ora in avanti troverete i racconti dei miei colloqui che prometto, saranno molto molto più divertenti!!
:-(
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